Alice Maniccia ha idee molto chiare: dedicarsi al suo Mondiale di Abu Dhabi al 100%, 30 anni, mamma di Zeno di 5 anni, da quando è piccolissima pratica sport da combattimento in maniera totalizzante ed è sempre alla costante ricerca del match perfetto seguita da sempre dal suo coach Filippo Avesani del Fight House Verona.

La maglia azzurra

Alice ad agosto è stata la tua prima esperienza internazionale da azzurra. Come sei approdata alle MMA?

Da bambina fino ai 16 anni ho praticato judo fino ad arrivare alla cintura nera per meriti sportivi, crescendo è nato il bisogno di un sport da combattimento più completo, erano gli anni in cui si diffondeva la Kick Boxing e la Muay Thai e ho iniziato a frequentare dei corsi in una palestra vicino casa, competendo, sempre come dilettante in alcune gare di Muay thai che sono state per un periodo interrotte dalla nascita di mio figlio Zeno quando avevo 25 anni.

In seguito dunque le MMA, sempre per la ricerca del combattimento totale?
Si, ho unito un tassello alla volta, prima il Grappling e poi definitivamente nelle MMA, sempre seguita dal mio coach, non ci siamo mai lasciati. Un match vinto alla volta fino alla conquista della maglia azzurra e all’europeo di Kazan nella categoria flyweigh (57 kg ndr)

L’Europeo in Russia

Alice raccontaci quell’esperienza…
È stata l’esperienza sportiva più bella della mia vita, io metto un grande impegno nello sport e vedere che tutti i sacrifici sono stati ripagati dalla partecipazione ad un torneo cosi importante è stato veramente gratificante. Alla cerimonia di apertura mi sono commossa, di solito uno paga un biglietto per assistere ad eventi di così grande rilievo e addirittura in quell’occasione ero una dei protagonisti. Mi sono sentita una divinità sia per la considerazione che il pubblico e gli addetti ai lavori ci riservavano sia per la professionalità che c’era in ogni aspetto organizzativo. Nulla a che vedere con la considerazione che ha il nostro sport in Italia. Purtroppo il risultato non c’è stato…

Al primo turno hai affrontato una vera campionessa, un vero baluardo della categoria e hai condotto 3 riprese di fuoco…

Si ci ho messo tutta me stessa, sono state tre riprese veramente durissime in cui ho scoperto di avere una mandibola di ferro e la mia voglia di vincere non è mai stata intaccata, mi dispiace del risultato perché partecipo sempre per vincere ma sono tornata a casa soddisfatta.

Come questa prima esperienza ha influenzato o cambiato la tua preparazione?

Ad agosto ho rotto il ghiaccio, c’è ancora la magia ma ora che conosco tutti i meccanismi, sono più serena, gestisco meglio l’adrenalina e se prima brancolavo un po’ nel buio ora sono molto più preparata e consapevole. Con il mio coach sto facendo una preparazione molto più mirata: al volume importante dell’allenamento ho aggiunto lavori specifici come la difesa dei takedown e il lavoro a parete, inoltre mi sto preparando molto più precisamente sulle riprese da tre minuti per migliorare la prestazione dal punto di vista fisico.

Alice hai parlato di un lavoro di concerto con il tuo coach Filippo Avesani, come è il tuo rapporto con lui?

Per me il coach non è un istruttore ma lo definirei un fratello maggiore, una guida. Costruiamo il nostro rapporto giorno dopo giorno, senza favoritismi rispetto nessuno ma con tanta empatia e comprensione. Lui capisce come reagisco ai carichi di lavoro, come gestisco o meno la fatica. Io mi affido totalmente perché so che ogni sua scelta sarà la migliore per me, io sono solo l’asino che tira il carretto!

E che dire del rapporto con il DTN Fabio Ciolli? Non avete avuto molto tempo per conoscervi…
il coach Fabio ha avuto poco tempo, è vero. Personalmente lo ho conosciuto la prima volta due ore prima di partire per Kazan ma siamo riusciti a stabilire un rapporto di fiducia reciproca. Fabio è un coach che si interessa tantissimo agli atleti perché crede molto nel valore del team e sa bene che una squadra coesa porta ai migliori risultati. Sin dal primo breafing tecnico è stato molto semplice affidarmi anche perché è stato un esempio costante durante tutta la trasferta: faceva rispettare le tabelle di marcia, organizzava gli allenamenti comuni e cercava di guidarci cercando di capire quali erano i nostri punti forti dando dei consigli mirati.

La squadra Azzurra

Cosa fa squadra secondo te e cosa invece mina gli equilibri?

Io sono molto polemica e faccio fatica a digerire, anzi mi urtano proprio, le perdite di tempo: il rispetto per la puntualità ad esempio è fondamentale. Mi fa imbestialire chi perde tempo o non arriva puntuale perché non siamo in vacanza, i tempi sono serrati e la tensione è alta, ci vuole collaborazione

Tra i tuoi compagni chi è l’uomo squadra secondo Alice?
Ilaria Norcia, ho trovato la mia metà. Eravamo simbiotiche, ho trovato una compagna di team ideale, disponibile, totalmente votata alla causa, non c’è stato mai bisogno di chiedere alcunché, Ilaria Norcia c’è. Io e lei siamo state due macchine da guerra e lo stesso succederà ad Abu Dhabi. Anche con il capitolìno Dario Petrolo (leggi qui l’intervista a Petrolo) mi sono trovata benissimo, è un vero capitano ed un amico, sempre umile e disponibile.

Sei una mamma ed una lavoratrice, come ti organizzi la giornata?
Non mi sento particolarmente speciale, sono una mamma come tante sportive, niente di più, Lavoro come segretaria in un team di formazione di un grande gruppo automobilistico e ho un contratto part time. Accompagno Zeno all’asilo, poi agli allenamenti di atletica ogni pomeriggio perché ci tengo molto che si appassioni ad uno sport, ne sceglierà uno e ci si dedicherà. Poi lo porto dai nonni o sta con il papà e io corro ad allenarmi, tutti le sere compreso il sabato. Fondamentalmente organizzo tutta la mia vita in base agli allenamenti, sono vitali per me, una priorità. Quindi tipologia di lavoro, organizzazione degli orari, dieta, rinunce alla vita mondana, tutto in funzione del mio sogno.

Ad agosto Alice sei arrivata a Kazan da imbattuta, avevi uno score di 6-0, poi è arrivata la prima sconfitta, come affronti questa nuova sfida?
Con la mia proverbiale testardaggine. È la mia migliore qualità, ho poco talento ma sono molto più tenace di molti altri. Sono come il calabrone: la sua struttura fisica non gli permetterebbe di volare ma è la sua ostinazione che glielo fa fare. Non è sempre un pregio pero…

Ambizioni per il futuro?
Fare un bel mondiale, ho trent’anni e sono la più anziana della squadra, le ambizioni sono grandi ma poi devo essere anche realista. Voglio vincere un match alla volta e andare avanti il più possibile, quest’anno ho 20 ragazze in categoria e non sarà facile. Dopo questo mondiale vorrei passare professionista, fare almeno un match, ma poi so già che mi viene voglia di passare al prossimo….

di Maria Vittoria Colonna Romano

Maria Vittoria Colonna Romano

Maria Vittoria Colonna Romano

Giornalista professionista, medaglia d’argento al mondiale IMMAF di Las vegas, atleta professionista di MMA.
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