É il primo siciliano in maglia azzurra, il primo a combattere in IMMAF, Daniele Caldarera del Fight 360 Team di Placido Maugeri è un eclettico atleta di MMA che ricerca sempre il confronto con gli atleti più forti e nuovi stimoli, nato e cresciuto nella periferia di Catania sogna un futuro internazionale.
Prima del mondiale di Abu Dhabi Daniele Caldarera si racconta
Cosa sono le MMA per te?
Lo sport che vorrei fare per tutta la vita. Prima di questi due anni facevo il cameriere nel fine settimana, ora a causa della pandemia non c’è più molto lavoro ed il settore è in crisi
Come gestisci il tuo allenamento?
Da ragazzino stavo tutto il giorno sul tatami della 360, mi allenavo mangiavo e riposavo lì: o sul divano o sul tatami. Mi allenavo due volte al giorno, solitamente la mattina con Placido, spesso eravamo solamente noi due, nel catanese non ho partner con cui allenarmi. I giorni dispari andavo ad allenarmi con il team di lotta club Jonio e i giorni pari facevo visita al team Scorsonelli o andavo a fare lo sparring con i ragazzi del team the Punisher di Alfonso Cristina questi di Muay Thai. In questo ultimo periodo evito di sovraccaricare la schiena e quindi non posso allenarmi più così spesso..

E come sei approdato alle MMA? La Sicilia ha una grande tradizione nella lotta
Ho iniziato presto con le MMA intorno ai 15/16 anni , provenivo già dal Judo e dalla greco romana. Inizialmente ho fatto molti incontri di MMA da minorenne tutti a contatto leggero, da quando ne ho 18 ho iniziato con il contatto pieno vincendo il campionato italiano della Federazione Shooto e nel 2019 vinco il campionato italiano FIGMMA. In carriera perdo solo due volte: una con Nizar e una a Kazan per stop medico per via di una ginocchiata che mi ha rotto i denti contro colui che poi è diventato campione europeo

Come è stata l’esperienza di Kazan? Ci sono degli errori che non ripeteresti?
L’esperienza a Kazan è stata davvero grandiosa. Ho conosciuto i ragazzi della nazionale, ognuno di loro mi ha lasciato e fatto capire qualcosa sul mondo di questo sport. Mi è piaciuto un sacco confrontarmi con gli stranieri, soprattutto con i daghestani che non fanno poi così paura se conosciuti da vicino, anzi sono dei ragazzi decisamente normali che devono sbattersi meno di noi per praticare. In particolare ho avuto il piacere di lottare con Salamat (di Orenburg) per due giorni consecutivi. Lui non parlava nemmeno inglese eppure ci siamo divertiti tantissimo senza nemmeno aprire bocca scambiandoci addirittura consigli tecnici e facendo nascere del rispetto reciproco, anche con il suo allenatore.
Sei sempre alla ricerca di nuovi stimoli..
Amo la mia terra e amo la mia famiglia, però da anni ho il desiderio, ed è stato alimentato dall’esperienza di Kazan, di andare via dalla Sicilia. Dico purtroppo perché ho questo rapporto di amore/odio con lei.È bellissima, è casa.. Ma non mi da nessuna opportunità , soprattutto sportiva, spero di poter andare Roma subito dopo la laurea in Scienza Motorie
Il tuo punto forte è la lotta, vedremo un Daniele Caldarera più completo ad Abu Dhabi?
L’intenzione è di puntare di più sul mio striking. La mia sicurezza nella lotta è la mia arma a doppio taglio. Se smetto di avere fiducia negli scambi in piedi non entro nel match e non sono a mio agio. Prima del match sono quasi sempre in una bolla di emozioni, vorrei scappare, poi fin quando non prendo il primo cazzotto o entro nel primo scambio non entro totalmente nel match.. Dopodiché tutto viene da se.. Non mi ricordo mai nulla dopo gli incontri
E dal punto di vista mentale come stai lavorando?
Sicuramente ho smesso di pensare alla vittoria, non mi interessa. Mi logora pensare a vincere e non mi fa godere ciò che amo davvero
Come è il rapporto con la tua famiglia? Che ruolo hanno i tuoi genitori nei tuoi successi?
Io vengo da una famiglia umile di lavoratori.I miei genitori mi hanno dato davvero tutto, anche quando non potevano. I sacrifici che hanno fatto per me (e anche per mio fratello che insegna pallanuoto e giocava in Serie a) sono stati davvero grandi, sia per permetterci di studiare sia per mandarci avanti nelle nostre passioni.

Ed il tuo coach Placido Maugeri? Anche lui si è formato all’estero e mette molta passione nell’insegnare
Placido è un amico, un padre, un fratello, un mentore e maestro. Non poteva capitarmi di meglio nella mia vita da atleta. Gli confido di tutto e sa tutto di me, riesce a capirmi senza giudicarmi e darmi i mezzi per crescere sia in ambito sportivo che nella vita in generale.. La sua assenza ad Abu Dhabi mi dispiace solo perché non potrò condividere con lui quei momenti, come una gioia che non si può condividere con una persona cara.. Un pò mi mancherà averlo all’angolo, ma sono sicuro che in qualsiasi momento risuoneranno tutti i suoi insegnamenti al momento giusto, quindi non sono preoccupato.