Dario Petrolo è un vero capitano, è stato investito di questo importante ruolo dal direttore tecnico nazionale Fabio Ciolli lo scorso agosto in occasione dell’Europeo IMMAF di Kazan per aver vinto il bronzo all’Europeo di Ostia, dopo aver scalato la classifica italiana dei welter ma sopratutto per il suo piglio da leader.

Vero punto di riferimento per i suoi compagni di squadra, ha sempre dimostrato di avere una autentica umiltà.

Dario, detto Brando (sempre creduto avesse due nomi, in realtà Brando è il suo soprannome…) è nato a Melito di Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria ma vive a Roma dai tempi dell’asilo

Lavora come fisioterapista presso una clinica di Roma, è al quarto anno di osteopatia e si allena da sempre al Fight Clan di Saverio Longo.

Premessa necessaria per capire Dario Petrolo, un ragazzo giovane, impegnato e con le idee chiarissime su come vivere questo sport:

con concretezza ed impegno, senza troppi grilli per la testa, con un po’ di reticenza a rivelare le sue giuste ambizioni.

Quest’anno il mondiale IMMAF si svolgerà ad Abu Dhabi per recuperare la data di novembre del Kazakistan che è saltata per motivi politici, i ragazzi hanno avuto qualche settimana in più per preparare questo importante appuntamento

L’allenamento

Come è la tua routine?

Nel mese che precede l’evento mi sforzo di fare due allenamenti , 6 giorni su 7se riesco, e nell’ultimo periodo anche la domenica per fare cardio.

Mi alleno da sempre nel mio team (il Fight Clan ndr di Saverio Longo) ma da un paio d’anni cerco di completare la preparazione sugli altri aspetti del combattimento che non siano la lotta

Il mio punto forte e quello del mio team da sempre. Per questo motivo faccio allenamento di pugilato presso la San Basilio Boxe ora Carlo Maggi Boxe, mi appoggio al Furor Belli, all’Hung Mun e all’Aeterna Jiu Jitsu.

Qual è la tipologia dello sparring partner ideale secondo te?

Dal punto di vista tecnico ricerco sempre la completezza in tutti gli aspetti, cerco sempre chi mi mette in difficoltà, chi sappia impensierirmi nella parte di striking e che sappia contemporaneamente difendere bene la mia lotta, mi alleno molto bene con Valerio Anzà e con Xarin Xouri, mio compagno di team, nella lotta. Un altro sparring ideale è Francesco Fornasieri (peso medio degli azzurri 2021) perché mi sa difendere bene e ha come qualità principale quella di nutrirsi letteralmente del cardio del suo avversario.

Cerchi la difficoltà, insomma…

Si, sempre. In generale rendo molto meno in palestra che in competizione.
Ricerco sempre le situazioni complicate per obbligarmi a trovare la soluzione perché in gara la situazione va risolta in pochissimo tempo… il mio sparring per eccellenza è Saverio Longo che mi ha formato e mi forma nella lotta perché mi massacra!

L’Europeo di Kazan

Come hai fatto tesoro dell’esperienza di Kazan? Come è cambiato, se è cambiato il tuo approccio a quella che è tutti gli effetti la competizione più dura e prestigiosa per i dilettanti?

L’Europeo di Kazan mi ha cambiato molto, direi in maniera definitiva: ha messo in discussione i miei punti di forza ed obbligato a spingere ancora di più.

Credevo di essere forte nella lotta, ma alla fine ho perso per finalizzazione
Il mio punto forte si è rivelato non cosi determinante e mi ha obbligato a spingere al massimo.
Anche quando mi sono infortunato dopo il primo match dello scorso campionato italiano (purtroppo ho perso in finale) ho stretto i denti per riprendermi da una sublussazione al piede e ricominciato sempre più forte.

Essere Capitano

Come interpreti il tuo ruolo? Quanto è importante una squadra coesa e cosa dai e pretendi dai tuoi compagni?

È un ruolo di responsabilità.
Ci si rende conto che si ha il dovere di stare al fianco dei compagni, dai più inesperti a quelli più navigati dal riscaldamento al pre e al post gara dal punto di vista tecnico mettendosi a disposizione e stare al loro fianco dal punto di vista psicologico ma senza trascurare se stessi.

Avendo più esperienza è importante capire cosa hanno nella testa per aiutarli ed in termini egocentrici è confortante sapere che si hanno le stesse sensazioni, si tratta di un interscambio continuo e se funziona questa rapporto la squadra girerà bene. Secondo me l’apice del dovere di capitano si ha quando si riesce a spingere i propri compagni e divertirsi dando il proprio meglio ed il massimo che posso ricevere è quando ad esempio si riesce a prendere energia da chi magari è più forte di me a livello mentale. A Kazan pur se non c’è stato il risultato per quanto mi riguarda mi sono sentito parte dell’ingranaggio, anche nel sapersi mettere da parte.

A proposito di compagni, chi tra gli attuali azzurri ti sa trasmettere la giusta carica ?

100% Fidel Gramiccia. È proprio quello che te la fa prendere bene, è un atleta eccezionale, è bello vederlo combattere, a livello relazionale è simpaticissimo e divertente ma sa quando concentrarsi al momento giusto, si vede che fa sacrifici immensi per allenarsi e fare al meglio questo sport ed è sempre li. Anche le ragazze hanno fatto squadra lo scorso europeo, Ilaria Norcia è più chiusa ma ha dato un grande esempio ed Alice è stata trainante con il suo mettersi a disposizione sempre con il suo equilibrio e la sua dedizione.

Il futuro

Progetti a medio e lungo termine?

Con la vita che faccio per vivere bene questo sport devo farlo alla giornata, non posso permettermi di fare progetti a lungo termine. Una sola cosa vorrei, chiudere l’esperienza dilettantistica con questo mondiale e poi chissà. Vivo ogni competizione come una prova con me stesso e più la competizione è grande e più mi da un senso incredibile di libertà, sicuramente porterò con fierezza la bandiera italiana cercando di dare il massimo facendo tesoro delle esperienze e degli errori!

di Maria Vittoria Colonna Romano

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