Giovane ma già con un lavoro serio Francesco Fornasieri, 25 anni, è il peso medio della Nazionale. Viene da Roma e rappresenta il team Hung Mun del maestro Fabio Ciolli, Bestia, così lo chiamano i suoi compagni di team, ha conseguito la laurea magistrale in Computer Science e il combattimento in piedi lo ha nel DNA…

Bestia e le MMA

Come sei approdato nelle MMA?

Come tanti bambini ho iniziato con il Karate tra i miei cinque e sei anni, avevo un maestro molto severo che ci faceva contare in giapponese.  In terza media ho iniziato con la kick boxing con Massimo Cicchetti ma giocavo anche a calcio nella squadra come terzino sinistro. Mi sono avvicinato al mondo delle MMA su consiglio di un mio compagno di calcio e  di altri compagni della mia palestra.

Francesco Fornasieri da giovane
Il giovane Fornasieri al sacco

All’inizio non ero particolarmente colpito da questo nuovo sport, ma mi sono convinto e a 16 anni ho deciso di fare una lezione di prova in una palestra in via Cortina  d’Ampezzo.  È stato subito amore a prima vista. Il mio primo maestro Daniele Voltolini è riuscito a trasmettere perfettamente l’amore che aveva per questo sport. Per circa un anno ho praticato tre sport contemporaneamente.

Devo ringraziare mio padre per tutti gli strappi in macchina da una parte all’altra di Roma, sicuramente verrà santificato. Gli anni successivi ho continuato unicamente con le MMA dove ho assunto uno stile più ibrido e “sporco” rispetto al pulito stile della kick boxing, grazie al mio vecchio coach, un mostro dello striking. 

Francesco Fornasieri in azione
Francesco Fornasieri in azione in una gara del campionato italiano

Il team Hung Mun

Che cosa ti ha portato all’Hung Mun e che rapporto hai con il tuo attuale coach Fabio Ciolli? che è anche DT Nazionale?

Dopo diversi anni trascorsi con il mio vecchio gruppo, sentivo la necessità di alzare il livello dei miei allenamenti e di concretizzare quanto avevo imparato. La mia vecchia palestra non riusciva a supportare queste mie ambizioni e decisi di cercare una palestra che potesse fare al caso mio. Avevo sentito parlare di una palestra famosa chiamata Hung Mun dove “erano bravi nella lotta, ma non molto simpatici”. Fabio Ciolli fu la prima persona che conobbi quando entrai  all’HM. Con gli anni ho capito che può essere considerato prevalentemente sotto due aspetti:

• Tecnico: è miglior allenatore che abbia mai conosciuto. 

• Personale: come dice sempre Fabio: “tutte le voci che dicono su di me sono vere”, ma è vero anche che osservandolo bene è una persona molto gentile, e mi vuole bene più di quanto non me lo faccia vedere. Inoltre ho imparato in quest’ultimo anno che Fabio è una persona che sa ascoltare i propri atleti, e questa è una cosa che per me ha molto valore. 

Quali sono i vantaggi e, se ci sono, gli svantaggi di essere guidato dalla stessa persona?

Il vantaggio è che conosce perfettamente il mio stile, i miei punti di forza e la mia mentalità, per cui quando salgo in gabbia non potrei essere supportato in miglior modo. Non riesco a pensare a che tipo di svantaggi possano esserci. Mi sono trovato molto bene a Kazan con Fabio. 

A Kazan durante l’Europeo IMMAF hai fatto un primo match veramente spettacolare, impressionando pubblico e critica, nel secondo invece non sei riuscito ad imporre il tuo gioco. Cosa è successo?

Durante il secondo match in realtà ero molto più rilassato rispetto al primo giorno, credo che l’errore principale derivi dal fatto che volevo subito mandare ko ed intimorire il mio avversario. Denis è riuscito a schivare il mio overhand e subito dopo mi sono ributtato nella mischia con un prevedibile (osservando il match del giorno prima) high kick sinistro. Non mi aspettavo un anticipo del genere da parte sua, mi ha colto alla sprovvista. È stata comunque una bella esperienza perché mi ha dato ancora più motivazioni per migliorare ed allenarmi. 

Attitudine e caratteristiche

Il tuo punto di forza sembra essere proprio la gioia che metti quando sali nell’ottagono, sembra proprio divertirti. Quale è lo spirito con cui affronti una competizione così importante?

In realtà ho molta ansia prima dei match, al punto di arrivare quasi a vomitare a Kazan. È una cosa sulla quale sto ancora lavorando. Mi sembra quasi di morire quando lo speaker chiama il mio nome, ma poi quando salgo in gabbia, nel mio stagno, cado in uno stato di trance durante il quale il mio corpo agisce in modo automatico. Un episodio che non scorderò mai è la conversazione con il capitano della nazionale Dario Petrolo prima di entrare in gabbia a Kazan: “A Brando, non ce la faccio, c’ho troppa ansia”.
E lui:“Goditela tutta, quando tutto questo finirà ne vorrai sempre di più, siamo maledetti”. Ho capito che la mia motivazione principale nell’ottagono è dimostrare la mia superiorità sull’avversario portando allegria alle persone che mi guardano. 

La famiglia

Che ruolo ha la tua famiglia nei tuoi successi e non?

La mia famiglia mi ha sempre aiutato con tutti i mezzi possibili a portare avanti le mie ambizioni ed i miei obiettivi. Mia madre non apprezza particolarmente il fatto che io paghi per prendere colpi in testa, però ha più o meno imparato ad apprezzare questo sport. Mio padre, come detto precedentemente, mi ha sempre aiutato  portandomi tutti i giorni in macchina da una palestra ad un altra fino a quando non ho avuto la patente. La mia ragazza è il mio asso nella manica, è l’unica che riesce davvero a capirmi ed è sempre al mio fianco per ogni mio problema, aiutandomi a superare tutte le mie cazzatine paranoiche. Non parlo molto con mio fratello, ma so che lui dietro le quinte è il mio fan numero uno. 

Francesco Fornasieri vince a Kazan
Bestia vittorioso nel suo primo match IMMAF ALL’EU

Ad Abu Dhabi sarai l’unico rappresentato del tuo Team (l’Hung MUN ndr), una squadra che ha sempre avuto una rappresentativa imponente tra le maglie azzurre riportando. a casa numerose medaglie… Cosa farai ad Abu Dhabi per essere rappresentativo? Senti la pressione?

Sono molto rammaricato del fatto che Cristiano non partecipi a questo mondiale. Oltre ad essere un buon compagno di allenamento è anche un grande amico. Mi sono allenato il più possibile per questo mondiale, e quindi è naturale che metterò tutto l’impegno possibile per rappresentare la mia palestra e l’Italia. La pressione è tanta ma anche la voglia di dimostrare che la bestia sta tornando nel suo stagno. 

Il lavoro

Sei molto giovane e ti sei laureato. da poco ma già lavori in una grande azienda. Questi due aspetti corrono in parallelo? Come riesci a conciliari due impegni così diversi tra loro?

Fin da bambino sono sempre stato iperattivo. Inconsciamente, sono sempre alla ricerca di fissare nuovi obiettivi nella mia vita e mettermi in difficoltà. Se la mia giornata durasse 27 ore probabilmente seguirei un altro corso di laurea. L’ansia è la mia arma più forte. Ho paura costantemente di rimanere “indietro”, e quindi metto tutto l’impegno possibile su ogni obiettivo per stare in pace con me stesso, e non avere rimorsi. Dopo il lavoro/studio la palestra è una vera gioia per me. È un ambiente dove posso essere me stesso e dove tutti i miei problemi del giorno spariscono. Invece di fare un aperitivo al bar come tanti miei coetanei, preferisco stare con i miei amici e costruire qualcosa di concreto. 

Francesco Fornasieri alla scrivania di lavoro

Il futuro

Cosa succederà ad Abu Dhabi nella categoria dei pesi medi?

Farò tutto il possibile per arrivare alla medaglia. 

Come ti vedi tra 5 anni?

Tra cinque anni non mi dispiacerebbe essere un atleta professionista con un buono score ed un esperto di sicurezza informatica. Chissà…

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