Azzurro più giovane della delegazione italiana, Luca Borando ha compiuto 21 anni il 24 settembre scorso ed è adesso ufficialmente un senior a tutti gli effetti, pur avendo partecipato nella nazionale maggiore durante la scorsa gara ufficiale di Kazan in una delle categorie più toste di sempre, quella dei lightweight (70 chilogrammi ndr).
Luca Borando è nato a Novara vive a Casalvolone in provincia di Novara con la famiglia a cui è molto legato, lavora in una azienda agricola e si allena al Cardano Top Team di Romentino (sempre in provincia di Novara, da poco la nuova sede del team diretto da Luca Cardano)

L’azienda di famiglia
Sei giovane ma già lavori…
Si dopo aver terminato gli studi superiori ho iniziato a lavorare in una azienda agricola che però non è quella di famiglia. Per mandare avanti quella di famiglia bastano mio padre e mio zio, era giusto che facessi le prime esperienze altrove e che per crescere mi trovassi immediatamente sbalzato nel mondo dei grandi per capirne i meccanismi. Con la giusta esperienza in futuro io e mia sorella saremo in grado di portare avanti le cose in autonomia
MMA e agricoltura, ricordi un po’ Donald Cerrone, il suo ranch ed il sogno americano…
Le MMA sono il mio futuro tanto quanto l’azienda di famiglia, mi ci voglio dedicare totalmente, sarebbe un sogno realizzare in Italia quello che Cerrone ha fatto nel New Mexico con il BMF ranch dove è riuscito a fondere il suo lavoro e la sua passione ma ancora c’è tempo e tante cose da concretizzare
Il suo team
Iniziamo dal tuo team, il Cardano Top Team, come è iniziato il vostro rapporto?
Ho iniziato 10 anni fa, nel 2011 e Luca Cardano è da sempre il mio coach. Lui è come un secondo padre per me, è la mia guida ed il mio punto di riferimento. Ho la fortuna di considerarmi un atleta di nuova generazione perché ho iniziato sin da piccolissimo con il Grappling, ma sempre con l’idea di fare MMA. Io e Luca ci intendiamo alla grande, io mi reputo un atleta intelligente e capisco cosa vuole ottenere da me, ha un carattere forte come il mio e dice sempre quello che pensa, a volte ci scontriamo ma apprezzo molto la sua schiettezza
Ci sono altre figure di riferimento nel tuo team che ti hanno accompagnato nella tua crescita sportiva?
Sono principalmente due le figure di rilievo, Walter Cogliandro da cui ho sempre preso ispirazione anche per l’apporto in termini di esperienza. A nche ora che non si allena più nel nostro team continuiamo a sentirci e a confrontarci ed Edoardo Caiazza…

La nazionale
Edoardo Caiazza è il tuo alterego in nazionale, a Kazan eravate talmente uniti che sembravate fratelli…
Edoardo anche se più grande di me è arrivato nel nostro team più tardi, circa 4 o 5 anni fa. Prima che arrivasse da noi era anche in programma che ci scontrassimo in un match che però non si è mai disputato. Non nascondo che all’inizio eravamo parecchio in competizione poi il rapporto è cambiato totalmente e siamo diventati fratelli ed abbiamo la fortuna di allenarci insieme. A Kazan tifavo per lui e riuscivo ad essere veramente contento nonostante il mio match fosse andato male, c’era e c’è una reale empatia nonostante le nostre diversità: lui è sempre positivo e sereno, io non mi accontento mai e tendo ad essere ipercritico nei miei confronti.
Ad Abu Dhabi sarai solo tu a rappresentare l’Italia nei pesi leggeri, come mai?
Quest’anno nelle gare di qualifica io ho ottenuto più punti, in finale di categoria da due anni arriviamo sempre primo e secondo. Stando così le cose la federazione spesa la trasferta solo al primo, il secondo avrebbe dovuto pagarsi la trasferta di tasca propria. Questa volta sono passato io in finale perché sono arrivato con più punti, lo scorso anno invece eravamo a pari merito e di concerto con il nostro team abbiamo deciso di far passare lui. In questa occasione sarà lui a fare il tifo per me da Novara!

Quali sono le differenza tra combattere per il proprio team e combattere per la Nazionale italiana?
Quando combatti per il tuo team oserei dire che lo fai un po’ più per te stesso, sei spinto da un moto un po’ più egocentrico. Quando invece porti la bandiera italiana sulle spalle senti proprio il peso e la bellezza della responsabilità: sei tu in prima persona a rappresentare il tuo paese quando molti vorrebbero stare al tuo posto. É decisamente una bella responsabilità
E come ti sei rapportato al nuovo gruppo di ragazzi e al nuovo coach?
Inizialmente, essendo timido ed avendo un carattere introverso faccio un po’ di fatica a prendere confidenza. Nell’esperienza di Kazan mi ha aiutato molto l’amicizia di Edoardo che mi ha fatto rompere il ghiaccio prima, poi anche con il DTN Fabio Ciolli si è creato un bellissimo rapporto, ha capito presto come sono ed è riuscito ad inquadrarmi dandomi consigli e motivazioni mirate. Ho apprezzato molto il suo metodo e la sua professionalità. Anche i ragazzi sono stati veramente speciali, condividevamo sempre ogni momento libero, abbiamo creato una squadra unita e coesa.
Che Luca Borando vedremo in azione ad Abu Dhabi? Cosa hai imparato da quell’esperienza?
A Kazan è stata la mia prima esperienza internazionale, mi è servita per acquistare consapevolezza, ho capito che un palcoscenico su cui posso stare ma che mi ha anche messo in discussione. In particolare io sono partito con una grande considerazione della mia lotta ma sono stato dominato fisicamente dal mio avversario. Questo però non mi ha demoralizzato ma mi ha reso più maturo. Con il mio coach e con Edoardo sto facendo un lavoro della madonna sulla difesa, più mirato. Inoltre sto lavorando anche sulla forza fisica.
Quali sono le tue aspirazioni? Come vedi il tuo futuro dopo questo mondiale?
L’IMMAF è solo un tramite per me, è il miglior viatico per una carriera professionale importante. Ora punto a fare un bel mondiale e se dovesse arrivare anche una medaglia passerò professionista per iniziare una nuova avventura. Vivo sul momento ma il progetto di vita nella mia testa è molto chiaro!
E la tua famiglia?
La mia famiglia è molto importante e fa parte di questo progetto. Tutti loro mi sostengono e mi aiutano attivamente. A mia sorella sono legatissimo, ho il suo nome tatuato sul petto…
